Am Festival “Young Artists In Concert” Davos spielt Sebastian Diezig mit Reto Bieri, Klarinette und Benjamin Engeli, Klavier, Werke von Debussy, Fauré und Brahms, und an den “Fêtes musicales de Bulle” gibt Sebastian Diezig mit dem Pianisten Riccardo Bovino ein Rezital mit Musik der grossen französischen Meister Debussy, Koechlin und Saint-Saëns.
Author: DiezigSebastian
Presseartikel: “Ikarus-Pavillon-Konzerte” (Birsigtalbote)
Datum: | Nr. 47/2009 |
Medium: | Birsigtal-Bote |
Titel: | Ikarus-Pavillon-Konzerte |
Original: | Ja |
Ikarus-Pavillon-Konzerte
Ikarus-Konzerte im wunderbaren Pavillon beim Gymnasium Oberwil bieten intime, nachhaltig in Erinnerung bleibende Momente. Die Nähe zu den auftretenden Künstlern, welche oft die Werke sympathisch vorstellen, tragen zu einer ganz eigenen und hochwertigen Konzertkultur bei. Am letzten Samstag war mit dem Cellisten Sebastian Diezig ein aufstrebender Musiker zu Gast. Nach seinem brillanten Studienabschluss bei Thomas Demenga, Walter Levin und Gérard Wyss trat er auch bereits am “Lucerne Festival” auf, ist derzeit stellvertretender Solo-Cellist im Luzerner Sinfonieorchester.
Er eröffnete das Rezital mit Johann Sebastian Bachs dritter Suite, phrasierte sie frisch atmend, teils auch eigenwillig. Das weitere Programm widmete sich der modernen und zeitgenössischen Cello-Literatur. Von Giovanni Sollima spielte Diezig eine Neuinterpretation über das legendäre “La Folia” Thema, wozu er gar die Saiten umstimmen musste – der Komponist ist selber Cellist und weiss was auf dem Instrument möglich ist. Von Witold Lutoslawski erklang dessen Sacher-Variation. Der Basler Mäzen beauftragte unter anderem den polnischen Komponisten, den Namen “Sacher” zu vertonen, denn die Buchstaben lassen sich bekanntlich auch als Tonreihe lesen. Eine letzte Referenz galt Sandor Veress, der in Bern massgebliche Ausbildungsarbeit leistete (einer seiner Schüler war Heinz Holliger) und in der Sonate von 1967 mit Fantasie, Stolz und Wehmut seine ungarische Herkunft reminiszierte.
Urs Berger
Virtuoses, kommentiertes Cello-Solo-Rezital am 14.11. in Oberwil BL im Pavillon – von Bach bis Veress!
Mit anschliessendem Apéro. Bach 3: Cellosuite, Sollima: La Folia (2007), Lutoslawski: Sacher-Variation (1975), Britten: aus der Cellosuite in G-Dur (1964), Veress: Sonata per violoncello solo (1967).
Stv. Solo-Cellist im Luzerner Sinfonieorchester
Sebastian hat eine 50%-Stelle als stv. Solo-Cellist im Luzerner Sinfonieorchester gewonnen.
Presseartikel: “Interpretazioni di alto valore ai Concerti pubblici” (Il Paese)
Datum: | 20.3.2009 |
Medium: | Il paese |
Titel: | Interpretazioni di alto valore ai Concerti pubblici |
Original: | Nein |
Interpretazioni di alto valore ai Concerti pubblici
Non si può evitare di stabilire un parallelo tra Juan Crisostomo Arriaga, compositore spagnolo, e Nicola Antonio Manfroce, compositore italiano, quasi contemporanei. Entrambi morirono giovanissimi, a venti anni non ancora compiuti il primo, a ventidue il secondo. Tuttavia quella breve vita bastò loro per mettere in luce doti eccezionali e per entrare nella storia della musica. Al punto che tutti si domandano quanti capolavori ci avrebbero dato se fossero vissuti più a lungo. Dell’Arriaga il concerto pubblico del 27 febbraio ha fatto conoscere la Sinfonia in re maggiore, che pur tra qualche incertezza rivela una personalità forte e una inventiva considerevole. Il primo tempo sprizza energia da tutti i pori grazie ad una intensa vitalità ritmica; il secondo è episodico, ma contiene idee interessanti; non presenta motivi di ammirazione particolari il minuetto, ma l’”allegro con moto” conclusivo, che prende avvio con un tema bellissimo, stupisce sia per la felice vena melodica sia per il lavoro costruttivo.
Nella stessa serata la pianista Kathryn Stott ha interpretato la parte solistica del Concerto per pianoforte di Poulenc. Presumo che questa composizione le sia congeniale. L’ha suonata infatti con straordinaria partecipazione e assoluta sicurezza. Tanta è stata la sua padronanza di ogni passaggio da far sorgere la domanda per quale ragione abbia tenuto la partitura davanti agli occhi, voltando le pagine lei medesima. La serata è stata conclusa da una esecuzione limpida e tesa della Sinfonia n. 31 (“Parigi”) di Mozart.
Pablo Gonzalez ha diretto con slancio e chiarezza di idee, assecondato a dovere dall’Orchestra della Svizzera italiana.
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Il 6 marzo i Concerti pubblici hanno presentato “Épiphanie”, affresco musicale per violoncello e orchestra di André Caplet. Questo compositore e direttore d’orchestra francese, vincitore del Prix de Rome, poi attivo tanto in Europa quanto in America e morto prematuramente nel 1925 a quarantasette anni, è una personalità interessante, che probabilmente meriterebbe maggior fama. Il brano eseguito a Lugano costituisce veramente un affresco in termini di suoni, grazie alla densità del tessuto orchestrale e alla ricchezza di idee nel “Cortège” e nella “Danse des petits nègres”. Non meno validi sono i raffinati recitativi del violoncello solista nella parte centrale della composizione. Il direttore Howard Shelley, il violoncellista Sebastian Diezig e l’Orchestra della Svizzera italiana ne hanno dato una lettura ammirevole per correttezza ed espressione.
In apertura della serata lo Shelley e l’orchestra hanno fatto ascoltare in una esecuzione freschissima e scintillante la Sinfonia n. 87 (“Parigi n. 6”) di Haydn; non meno pregevole è stata l’interpretazione, nella seconda parte, della Sinfonietta per orchestra di Poulenc.
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Il concerto del 13 marzo ha costituito un “crescendo” di qualità che, alla fine, ha destato l’entusiasmo del pubblico.
All’inizio è stato eseguito il concerto per violino e orchestra di Brahms. Il solista Boris Brovtsyn possiede ottime capacità tecniche ma produce un volume di suono piuttosto esile. L’intesa con l’orchestra non è sempre stata ideale. Spesso i legni e i corni hanno sopraffatto il solista (sarebbe stato compito del direttore moderare i loro interventi). È avvenuto anche nel bellissimo passaggio del primo tempo che segue la cadenza, dove la linea melodica del violino, riecheggiante il primo tema, avrebbe dovuto emergere più chiaramente sugli altri strumenti (come si desume anche dalle indicazioni della partitura, le quali prescrivono il “piano” per il solista, ma il “pianissimo” per l’orchestra). Un certo eccesso di volume si è notato anche in qualche intervento di prime parti dell’orchestra, come quello dell’oboe all’inizio dell’”adagio”, che secondo la mia impressione (ma forse anche le dimensioni della sala vi hanno contribuito) è andato oltre il “piano” ed il “dolce” richiesti; in ogni caso troppo marcato è stato il contrasto con l’entrata, poco dopo, del violino, avvenuta davvero in modo “dolce”. Sul piano interpretativo il Brovtsyn ci ha donato parecchi momenti di alta poesia, ma in qualche passaggio non ha convinto pienamente: ad esempio nel primo tempo il secondo tema non ha avuto la plasticità, la tensione, il senso di cocente tristezza che gli apparterrebbero. Insomma l’esecuzione del capolavoro di Brahms, pur mantenendo un livello di indiscutibile decoro, non ha raggiunto il grado di accuratezza al quale i concerti pubblici ci hanno abituato.
Il “crescendo” qualitativo di cui si diceva si è però manifestato fin dalle prime battute del “Prélude à l’après-midi d’un faune” di Debussy. Il primo flauto è stato autore di una prestazione superba per duttilità e finezza mentre Alain Lombard, dal podio, e l’Orchestra della Svizzera italiana hanno saputo cogliere a loro volta tutte le sfumature e le sottigliezze di questa straordinaria composizione.
Il concerto è terminato con la suite dall’”Uccello di fuoco” di Stravinskij, nella versione del 1919. Sarebbe difficile immaginare una esecuzione migliore di quella ascoltata venerdì scorso a Lugano. Questa suite alterna danze di grande esuberanza ritmica, coloristica e armonica, nelle quali sembrano scatenarsi forze primitive, a brani di accattivante delicatezza, in una atmosfera da leggenda orientale. Entrambi gli aspetti della composizione sono stati messi in luce in modo ammirevole dal Lombard e dall’orchestra. Ecco due esempi estremi: nella danza infernale di Kachtchei la nettissima scansione ritmica e la compattezza degli interventi dell’orchestra in “fortissimo” ne hanno fatto una manifestazione formidabile di energia, senza peraltro cadere nell’asprezza e nella violenza sonora, mentre d’altro lato sono stati incantevoli i tremoli degli archi, in un “pianissimo” assoluto, al termine della “Berceuse”. L’intensità degli applausi non ha lasciato dubbi sul gradimento, da parte degli ascoltatori, di questa splendida interpretazione.
Concerti Mosaico
Almeno un cenno merita il primo concerto “Mosaico”, tenuto il 2 marzo al Ristorante Grand Café al Porto di Lugano e l’8 marzo all’Osteria Teatro Unione di Riva San Vitale con un programma comprendente musiche di Couperin e Debussy.. Ero presente a Riva San Vitale. Hans Liviabella, violino, Barbara Ciannamea, violino, Ivan Vuckevic, viola, e Felix Vogelsang, violoncello, hanno presentato interpretazioni di alta classe. Sono riusciti a rendere interessante, con squisite sfumature e chiaroscuri, anche il brano di Couperin, benché lontano dalla nostra sensibilità. Quanto alle composizioni di Debussy, si può dire che sono state fonti di intensissimo godimento. Particolarmente nel Quartetto op. 10 gli esecutori hanno trovato sonorità d’un meraviglioso velluto.
Carlo Rezzonico
Presseartikel: “Riesce l’alchimia di Mr. Shelley” (La Provincia)
Datum: | 10.3.2009 |
Medium: | La Provincia |
Titel: | Riesce l’alchimia di Mr. Shelley |
Original: | Ja: Osi-Shelley-Diezig + Grigory Sokolov – rec. – La Provincia – 10 mar 09 |
Riesce l’alchimia di Mr. Shelley
Bella prova con l’Orchestra Rsi, arricchita dal violinista Diezig
(al.ci.) Concerto di valore venerdì sera all’Auditorio della Rsi a Lugano con l’Orchestra della Svizzera Italiana che ha suonato con nitore e precisione. Alla guida Howard Shelley che ha lavorato in maniera consistente, ottenendo risultati affascinanti. Approfondita la lettura delle partiture che ha portato l’orchestra nelle giuste e calibrate dimensioni timbriche, dinamiche e agogiche come testimoniano le magistrali interpretazioni della Sinfonia n. 87 di Haydn e della Sinfonietta per orchestra di Poulenc. Valido interprete il giovane violoncellista Sebastian Diezig, che si è dimostrato brillante solista nell’Epiphanie, affresco musicale per violoncello e orchestra di Caplet, una pagina della maturità dell’artista, a suo modo di stampo impressionista. Traspaiono delicate sfumature armoniche, una suadente struttura orchestrale, tradizionali spunti tonali e raffinate ispirazioni modali, un disegno timbrico molto elegante. Concerti pubblici di Rete Due
Lugano,Auditorio Rsi, 6 marzo
Bach-Suiten-Projekt “in schnee” im Grand Théâtre du Luxembourg
Mattia Zappa, David Pia und Sebastian Diezig werden am 18.6. und 19.6.2009 zum voraussichtlich letzten Mal alle sechs Bach-Cello-Suiten an einem Abend mit Choreographie von Joachim Schloemer interpretieren. Das Projekt startete letztes Jahr am Lucerne Festival und wurde dann an den Theatern Heidelberg, Freiburg, sowie der Opéra de la Monnaie in Brüssel mit grossem Erfolg gespielt.
Presseartikel: “Violoncello protagonista” (Corriere del Ticino)
André Caplets “Epiphanie” mit dem Orchestra della Svizzera Italiana
Sebastian wird am 6. März in Lugano das fast vergessene, doch wunderschöne Cellokonzert von André Caplet (1878-1925) interpretieren.
Audio-Aufnahme: Beethoven Sonate in C-Dur op. 102 Nr. 1
Ludwig van Beethoven: Sonate in C-Dur op. 102 Nr. 1
Sebastian Diezig, Cello / Riccardo Bovino, Klavier
- 1. Satz: Andante teneramente – Allegro vivace
2. Satz: Adagio – Allegro vivace